Questo post avrebbe potuto intitolarsi: perchè non esiste la "tecnica wire". Ma giusto per chiarezza vi vorrei spiegare perchè io non la chiamo così, nonostante in Italia lo facciano quasi tutti, riviste, blog e così via.
Wire è una parola inglese, che significa filo. Filo che può essere di qualunque materiale, ma nel nostro caso è filo metallico. Quindi, indipendentemente dalla forma in cui lo troviamo, quello che sarebbe fondamentale sapere è di quale materiale stiamo parlando, perchè il metallo non è tutto uguale, e ogni metallo ha le sue peculiari caratteristiche.
Wire Wrap(ping) (avvolgimento del filo)
Wire Work(ing) (lavorazione del filo)
Wire component (componente di minuteria fatto col filo metallico)
E ogni volta che fanno qualcosa utilizzando prevalentemente il filo metallico, questo qualcosa diventa un: copper wire earring, silver wire necklace, base metal wire component e così via. La regola, nelle denominazioni, è una estrema specificità: di solito oltre al tipo di materiale (copper, silver, base metal, brass ecc.) si trova la forma in cui il suddetto materiale si presenta (sheet, wire ecc.) ed infine il prodotto finito (component, earring, link, nacklace ecc.).
E ora arriviamo in Italia, dove amiamo "semplificare" senza far capire più nulla, e una cosa che arriva col suo nome completo e preciso da un'altra lingua noi la trasformiamo in qualcosa di "semplicemente" poco comprensibile, se non addirittura privo di senso. Perchè se traduciamo tecnica wire in italiano questa diventa la tecnica filo. Pensateci: entrare in un negozio e chiedere il filo per la tecnica filo. Non sono in grado di dire se sia nato prima l'uovo o la gallina, e cioè se la locuzione sia venuta dall'alto (riviste e simili) o dal basso (utenti, blog e così via). Mi sono fatta l'idea (ma è solo una mia personale opinione) che le nostrane riviste e i nostrani distributori di materiale, dovendo creare un mercato per i loro prodotti sull'onda della moda proveniente dall'estero, si siano chiesti come fare a semplificare tutte queste frasi lunghe (e precisine) senza dover ogni volta specificare di cosa si stava parlando, e soprattutto senza tradurre il concetto in italiano, ed eccola, la parola ricorrente in ognuna di queste locuzioni, la magica parola wire. Ma in ogni caso siamo arrivati alla ormai famosa tecnica wire. Con equivoci di ogni tipo, perchè dato che essa non è appunto una tecnica, ma sotto questa denominazione sono assimilate ormai le più disparate tecniche di gioielleria e lavorazione dei metalli (dalla forgiatura alla creazione di componenti, per dire), c'è la più totale confusione.
La cosa più divertente che mi sia capitata di vedere nelle mie ricerche (e che secondo me la dice lunga su molte cose...) è stata una playlist su Youtube in cui una persona riuniva tanti video tutorial e che aveva intitolato "Wireless". Di passaggio in passaggio il wire-working è diventato tecnica "filo" senza filo...
Leggo di tutto in giro, e se certe cose le trovo assurde io che non sono un'esperta ma semplicemente una persona curiosa che ama essere informata in modo serio, non oso immaginare come possano considerarci i veri esperti della materia. Forse è questa generale superficialità che conduce a trattare questo campo (come gli altri "hobbies creativi") come qualcosa di poco serio, solo un hobby appunto, un passatempo, per cui da noi è difficile reperire materiali, attrezzi e nozioni ai non strettamente "addetti ai lavori". Forse è la nostra capacità di ridurre tutto ad una informe massa di nonsense a farci guardare con sufficienza e a volte decisamente dall'alto in basso da chi invece ha svolto un corso di studi specifico.
P.S. probabilmente nelle prossime settimane ci divertiremo insieme a dare un'occhiata più da vicino a qualche strafalcione e a dare qualche informazione più sensata... e credo che partirò dal fold forming perchè mi sento un po' in colpa... :)
17 commenti:
Grazie Alessia! Come sai sono in fase di sperimentazione con il filo metallico...almeno non parto subito con gli strafalcioni anch'io! :)
Condivido in pieno le tue considerazioni finali..in Italia viene trattato con disprezzo dalla massa tutto ciò che viene fatto a mano, è una cosa da lavoretti per bambini all'asilo, una roba da pezzenti che non si possono permettere di comprare qualcosa e allora se lo fanno in casa..che amarezza...in qualsiasi campo..lavoro a maglia, ricamo, uncinetto, bigiotteria, torte e dolci vari, mobilio..se fai da te è perchè sei un cretino che non ha nulla di meglio da fare, una mente semplice senza cultura, un poveraccio squattrinato, quasi un reietto della società...porto il mio esempio personale: disegno e dipingo, l'ho sempre fatto fin da piccolissima e lo farò fino alla morte. ovviamente a scuola venivo schernita e presa in giro da tutti, senza che gli insegnanti dicessero nulla per zittire quei ragazzini stupidi e gretti (forse perchè erano loro i primi stupidi e gretti) grazie al cielo non me ne è mai fregato più di tanto di quello che pensa la gente e quindi la cosa mi scomponeva poco..ma comunque la cosa mi pare indicativa della "testa" media della popolazione italiana...se si fa una cosa è solo per moda, vuoi scommettere che tra 10 anni nessuno si ricorderà più delle paste polimeriche o della famigerata "tecnica wire" (XD)e non si troverà più uno traccio di negozio fisico che venda componenti per bigiotteria artigianale? (e non per via della crisi) che dire se non: che amarezza!?
Maireith, quello che penso io è che sia un po' colpa nostra se c'è questa scarsissima considerazione (anche se ci sono fattori culturali che coinvolgono l'intera civiltà e mentalità occidentale, magari ne parlerò in seguito, è un argomento affascinante e complesso), perchè non possiamo negare, come dicevo appunto nel post, che ci sia in giro tanta, troppa, approssimazione e superficialità... Penso che se chi si approccia a queste attività per hobby lo facesse solo come hobby, e chi invece intende vendere o solo progredire, o dare consigli, studiasse in modo serio anche un solo argomento, allora si verrebbe tutti presi con più serietà.
Il gioiello, l'ornamento, è sempre esistito, le mode dell'hobbistica passeranno ma il metallo continuerà ad esistere, le paste polimeriche continueranno ad esistere...
A parte il dirti che condivido tutto quello che hai detto, vorrei farti questo esempio su qualcosa che è più nelle mie corde e mi è capitato di pensarci anche oggi: vedo un volantino di un locale della mia zona che sponsorizza un "Co2 party" scritto in questo modo..ecco, a parte che non ho ben capito perchè devono sparare dell'anidride carbonica in una festa, la maggior parte della gente normale non ci ragionerà due secondi su questa scelta di scrittura, mentre io che studio chimica e che tendo anche a essere pignola su quello che so non sopporto certi strafalcioni scientifici come scrivere "o" in minuscolo, perchè la chimica ha la sua simbologia e scrittura e se mi scrivi o invece che O per te che hai scritto magari non cambia, e invece per me O è l'ossigeno che va a formare la CO2, o invece è una semplice lettera dell'alfabeto..e purtroppo lo vedo fare spesso da giornalisti, nei cartelli comunali, nei camioncini a metano con su scritto ch4..insomma, il paragone nella mia testa è simile, se non conosci bene una cosa ma la vuoi comunque descrivere ci sono due modi: o ne parli lo stesso in modo approssimativo rischiando di sbagliare o prima di parlarne fai una ricerca, cerchi di capire cos'è e perchè si chiama così..tu hai fatto la seconda scelta, e penso che in fondo chi guarda dall'alto al basso potrebbe quasi ringraziare che tu non sia come gli altri che approssimano la conoscenza a una semplice tecnica ma che cercano di capirne il significato..e dopo il mio sfogo scientifico ti saluto..e cercherò di fare più attenzione quando dirò "tecnica wire" mi sa che di strafalcioni simili ne avrò fatti di sicuro! ciao ciao!
Post molto interessante, grazie! (veramente tutti i tuoi post sono interessanti, e non lo dico così per dire.. c'è sempre qualcosa da imparare! )
Buona giornata
Carmen
Ciao Alessia,
Condivido nella maniera più assoluta la tua lamentela sull'utilizzo a sproposito di terminologia inglese o "esotica". Ricordo con profondo orrore di aver letto su un cartello appeso fuori da uno stand in una fiera "Corsi di tecnica Miyuki".
Peccato che Miyuki sia il nome della fabbrica (che tra i tanti tipi di perline produce le Delica, utilizzate tra l'altro nel corso pubblicizzato), e che la tecnica in questione fosse in realtà il punto peyote. Che poi è solo UNA delle tecniche che si possono impiegare per tessere le perline senza l'ausilio di un telaio.
Altra cosa che mi fa impazzire è la "tecnica crochet": "uncinetto" pareva brutto?
Condivido in parte il tuo post. E' vero che capita che in italiano alcune parole non facciano capire il concetto che vogliono esprimere quanto la loro traduzione inglese (perchè non conosciamo greco e latino) ed è altrettanto vero che con le traduzioni che diventano parole di uso comune siamo pessimi. Però non concordo il pensiero sui gioielli che si trovano nei musei che dovrebbero essere fatti con tecniche più semplici: sono stata al museo di Murano del vetro e i romani realizzavano pezzi in vetro come quelli che puoi trovare adesso, la differenza è che ora sono temprati.. e ho letto un libro sulla storia del gioiello in cui spiegava come i sumeri fossero grandissimi orafi e forgiatura, fusione, saldatura, etc. si usavano già prima di Cristo.
Cmq interessante come sempre il tuo post, attendo con curiosità il prossimo! :)
Cara Roberta, certo che non "tutti" i gioielli che si trovano nei musei sono fatti con tecniche semplici... la granulazione era utilizzata dagli etruschi e non è di sicuro una tecnica semplice tanto che per imparare nuovamente a realizzarla ci sono volute centinaia di anni... comunque pensavo che dal post si capisse molto bene quello che intendevo dire che è spiegato nelle parole successive. Nei musei si trovano gioielli di fattura molto diversa e di complessità variabile, e questo penso sia palese per chiunque. Mi riferivo ai reperti più antichi e meno complessi, visti in moltissimi trattati di gioielleria, e specificavo che si trattava di manufatti realizzati col solo uso di filo metallico.
E comunque il mio post non parla di linguaggio, o di parole che non fanno capire il concetto che sta dietro, ma del travisare completamente una locuzione e utilizzarla per indicarla una tecnica che non esiste, ma che molti pensano esista. Qui non siamo in presenza di una traduzione non troppo corretta, ma dell'invenzione di un qualcosa che non ha senso...
Infatti,è come dici tu!Anch'io nel cercare di comprendere ho dovuto adeguarmi al significato generico dato alla parola 'wire',poi ho capito che ci si riferiva in maniera molto generica al metallo..peccato che i video siano solo in inglese!
Lucilla, purtroppo poi ci sono quelli in italiano che dicono cose non si possono sentire :))
Mi rendo conto che per chi non ha dimestichezza con l'inglese possa essere complicato crearsi delle basi, sempre per i motivi che accennavo nel post.
Il problema è che in Italia, in questo periodo, è di moda chiamare tutto "tecnica". "Tecnica dell'attrezzo X", "tecnica del materiale Y"... e questo in tutti i campi della creatività manuale.
Capisco che per un neofita sia più semplice identificare un attrezzo o un materiale che si può tenere in mano, e del quale puoi trovare il nome scritto sulla confezione, che non un metodo di lavorazione o una tecnica artistica; e che sia più comprensibile per "l'utente base" un cartello con scritto "ti insegno come usare le perline che hai comprato" piuttosto che "ti insegno il punto peyote"... (Punto peyote, che cosa sarà? Un ricamo? Un lavoro a maglia? No no, io voglio solo fare le collane di perline...)
Il caso della "tecnica wire" invece è davvero disperato: da neofita semplicemente non capivo cosa fosse, e più ne capivo più mi chiedevo perché la chiamassero così! Di certo non vado in un negozio a comprare "il wire", né posso dire che "sto facendo il wire" come se dicessi "sto lavorando a maglia" o "mi dedico alla pittura". È pur vero che in inglese "wire" è ben diverso da "thread" o "yarn", mentre in italiano dire "tecnica del filo" non ha molto senso; a meno che si dica "tecnica del filo di metallo" e allora ricadiamo in qualcosa che somiglia tanto a "tecnica dell'ago" per dire ricamo e "tecnica del martello" che può significare tanto gioielleria quanto falegnameria...
Ora mi chiedo, a quando la "tecnica cross" per dire "ricamo a punto croce"?
Condivido pienamente le tue osservazioni. Io sono ancora una neofita, ho iniziato solo pochi mesi fa (tra l'altro capitando su uno dei tuoi post sul comportamento del metallo :-)) e ho ancora tutto da imparare, ma effettivamente avendo delle basi linguistiche mi sono trovata un po' spiazzata con queste denominazioni... ma anche se a malinquore le ho in parte sposate nel mio blog. Il titolo del blog ne è un esempio "Polyclay & wire bijoux"... Seppure parli di filo metallico nei miei posts, ho comunque inserito un'etichetta "Artistic wire" e tutto questo solo per "amore dell'indicizzazione sui motori di ricerca".
Ora... dopo aver letto questo post... mi assalgono i sensi di colpa perchè mi rendo conto di non aver reso alcun servizio a questo splendido mondo :-(
Purtroppo non posso cambiare il titolo del blog ma sicuramente cambierò quell'etichetta e starò più attenta.
Grazie, perchè ogni volta che posti qualcosa mi induci a riflettere e inevitabilmente imparo qualcosa.
oooooo finalmente qualche lezione creativa!! :) mi piace molto questo post e ti ringrazio delle informazioni!! ogni volta che leggevo da qualche parte "tecnica wire" mi chiedevo in cosa consistesse realmente.. era chiaro che ci fosse il filo metallico ma...doveva essere "arrotolato" in un determinato modo? doveva essere di qualche tipo particolare?...e tante altre domande che finalmente ora hanno una risposta chiara e precisa :)
Ciao Alessia, come sempre i tuoi post sono interessanti e utili :)sai già che sono daccordo con te su quasi tutta la linea (praticamente su tutto quello di cui abbiamo già parlato, su quello di cui non abbiamo ancora parlato... è probabile XD)
Però stando "dall'altra parte della barricata", come negoziante e come creativa posso dirti che a volte si cede alla disperazione!
Dopo aver detto mille volte "corso introduttivo al wire-wrapping o lavorazione con il filo metallico" ed essersi sentita rispondere mille volte "il virechè? e no no no io il metallo non lo uso" cedi!
O dopo la biliardesima volta in cui ti trovi a spiegare che miyuki è una ditta, delica uno dei loro prodotti e che le perline sono uguali sia se le usi per il peyote che per l'herringbone che per l'embroidery e ti guardano pure con aria di sufficienza :-\ cedi allo sfinimento. (non sempre eh! sono pignolina e tendo a puntualizzare e spiegare appena ne ho l'occasione)
Perchè alcuni cercano quello che è di moda senza volerne sapere un minimo in più.
@The Precise One: perchè tecnica crochet? beh, in realtà è dal '70 che viene chiamata in entrambi i modi... almeno dai "mani di fata" del '75 che ha a casa mia mamma :)
Poi certo, trovi anche chi non sa che sono la stessa cosa!
Una volta su un mercatino, io: "bella questa collana! l'hai fatta ad uncinetto?"
espositrice "nooooo! è a crochet"
io "ma dai, e io che pensavo..."
:D
Poi, si sa, le parole straniere fanno più scena :D
Chiara figurati se non capisco la disperazione!!! ma io sono per il non cedere mai... perchè se non siete voi che insegnate al pubblico cosa hanno per le mani, cosa comprano, (voi pochi negozianti coscienziosi...) chi lo può fare?? Io sono certa di aver perso tantissimo traffico da google per non aver mai utilizzato wire nè come tag ne' come titolo di un post o parola chiave... troppi ci marciano su, alimentando tutta l'ignoranza che c'è in giro... e purtroppo altrettanti non sanno cosa dicono. Cedere MAI!!!! ;)))))
Grazie mille per aver lasciato un commento, e grazie a tutte per aver scritto così tanto:)
Sebbene possa essere in parte d'accordo con quanto scritto qui, perchè è sacrosanto conferire la giusta dignità e terminologia ad ogni attrezzo e tecnica, credo che anche una maggiore flessibilità e una minore arroganza nel trattare ogni questione potrebbe servire alla causa...ogni scelta credo che vada contestualizzata...ed è ovvio che mi senta colpita perchè sono la prima a usare, nelle didascalie di facebook (quindi non su un manuale),la terminologia "tecnica wire" per identificare la lavorazione di alcune mie creazioni.
So benissimo che non è corretta, e forse dovrei prestare maggiore attenzione, e sicuramente lo farò...ma non mi sento "ignorante" per questo...io ho studiato per quello che faccio...conosco le tecniche orafe e la terminologia corretta...ma ci sono dei contesti in cui è necessario farsi capire..."cedere", come è stato detto in qualche commento...certo, poi se si parla con me, probabilmente non userò, spiegando quello che faccio, la terminologia "tecnica wire"...recentemente, in un mercatino un'altra espositrice mi ha detto "finalmente qualcuno che fa "wire" seriamente", non nascondo che mi sia venuto da sorridere...ma capisco anche che era il suo modo per esprimere molto velocemente un concetto...io ho ancora molto da imparare e non amo passare dall'altra parte della scrivania, perchè quello che faccio lo amo e mi riempie...sono pronta a imparare da tutti e in realtà non faccio altro...ho avuto insegnanti umili e geniali che hanno messo a mia disposizione tutto il loro sapere e la loro abilità senza mai sentirsi al di sopra...che hanno guidato con un sorriso le mie mani su un seghetto da traforo e che si sono seduti accanto a me solo per guardarmi tagliere mille volte un pezzo di cera per imparare il significato della parola "precisione" associato a quelle di "fatica" e "dedizione"...forse sbaglio, ma questo atteggiamento da "paladini" mi sembra che a volte nasconda un po' di presunzione o frustrazione...ovviamente non intendo riferirmi a qualcuno in particolare, non mi permetterei mai...ho conosciuto falegnami portare avanti tradizioni d'arte meravigliose e da lasciare senza parole, ma pronunciare con difficoltà il nome corretto del piano sul quale lavoravano..ora so che forse mi sarò attirata qualche antipatia, perdonate lo sfogo, forse anche io ho peccato di arroganza ma non era intenzione e perciò chiedo già scusa...è che, come ho detto, mi sono sentita colpita in maniera un po' "forte" e avevo voglia di spiegare anche il mio punto di vista...amo molto il lavoro di Alessia, ho avuto anche modo di manifestarglielo, e mi piace l' approccio preciso e professionale alle cose ma non ho condiviso in tutto questo punto di vista, soprattutto nel modo più che nella sostanza e non sono riuscita a trattenermi...mi scuso ancora, a presto Ale
http://alesperimentale.blogspot.com/
Ciao Ale, apprezzo molto che ti sia presa tempo per lasciare un commento. Non penso di essere stata arrogante, ma rispetto ovviamente il tuo punto di vista. Anche se sinceramente non mi è molto chiaro.
Sinceramente continuo a non capire perchè una persona che sa che la "tecnica wire" non esiste usi questa terminologia. Ma ognuno è libero di fare ciò che crede sia meglio.
Io nel mio piccolo (senza alcuna frustrazione credimi perchè, pur non utilizzando mai in quattro anni e mezzo che scrivo questa terminologia, la gente mi comprende benissimo e i motori di ricerca mi trovano alla grandissima)cerco di chiamare sempre le cose col loro nome, e se posso contribuire con quello che scrivo a condividere conoscenze e non ignoranza (ignorare non è un'offesa, vuol dire solo non conoscere una cosa. La colpa non è di chi non sa ma di chi sa e non spiega) ne sono felice.
Ma continuo a non capire (proprio per i motivi che spieghi tu benissimo nel tuo commento) perchè lo fai. Perchè usi un termine che sai essare errato per indicare una tecnica che non esiste. Cedere a che cosa?
Non hai alcun bisogno di scusarti, come sempre tutte le opinioni sono benvenute qui, se motivate ed esposte con educazione, così come io motivo ed espongo con educazione le mie.
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