In questi ultimi tempi la moda del
go green impazza. Sarebbe bello che non fosse soltanto la moda del momento, ma un vero movimento di coscienza, che ci portasse tutti a ripensare le nostre scelte quotidiane a favore di quelle più verdi.
Sono molto affascinata dagli oggetti riciclati, riportati a nuova vita, magari ad usi differenti da quelli originari. E mi da’ gioia l’idea di utilizzare materiali
riciclati, in qualche modo poveri, per creare gioielli.
Un grande artista americano, innovatore geniale, cominciò ad usare materiali poveri già da bambino, realizzando gioielli per le bambole della sorella con il filo del telefono.
Alexander Calder, famosissimo per le sue sculture mobili (chiamate da Marcel Duchamp
mobiles) e per le sue grandi installazioni (
stabiles) realizzò più di 1800 gioielli lungo tutto il corso della sua vita. Oggetti fantastici, nei quali l’aspetto ludico è tanto presente quanto nel resto della sua produzione artistica, che regalava alla moglie, ad amiche come Peggy Guggenheim, alle mogli di amici come Miro, Duchamp, Chagall.
Oggetti tanto inconsueti da meritarsi l’appellativo di “unwearable art”, cioè arte non indossabile. Realizzati in ottone, acciaio, argento e oro, inglobavano spesso materiali di recupero come ciottoli, pezzetti di ceramica, vetro, legno. Il filo usato da Calder non era che normale filo d’ottone, lavorato fino ad assumere la forma di foglia, cerchio o spirale. Senza alcun lavoro di vera e propria gioielleria, Calder diede vita a sogni, oggetti senza tempo, moderni ancora oggi proprio come quando furono realizzati.