Di certo devo decidermi a cambiare strategia quando creo i miei gioielli*. Se non altro perchè affidarsi al caso non permette di fare un lavoro costante e di seguire un filo conduttore. Ma ormai sapete bene che questa è una delle mie caratteristiche, e dei miei tarli.
Però a volte (spesso, in effetti) il caso crea delle belle occasioni. Come in questo pendente che, se devo dirvela tutta, non è altro che una prova fatta per un altro oggetto, un tentativo di capire il giusto spessore di lastra di rame da usare per ottenere queste pieghe alte a foldforming. Ricuoci qui e ricuoci lì viene fuori questo rettangolo un po' stretto ad una estremità, con una patina bellissima già così, solo ottenuta con la fiamma. Buttarlo via?? No, certo.
Montarlo è stato una semplice conseguenza: questa idea di una cascata di onde sul rame si adagia benissimo su una base con patina blu. E la patina mi ha fatta penare non poco, tanto che il lato del pendente che avevo immaginato e realizzato come "davanti" è diventato di sua volontà il retro. Un paio di rivetti ed eccolo.
Sarebbe stato bene anche montato col cuoio, ma invece (complichiamoci la vita, sisi...) ho creato una catena completamente fatta a mano e, nella parte centrale che sostiene il pendente, ho provato a creare delle pieghe anche sul filo, un po' di foldforming insolito.
* in corsivo, perchè io (sì, è proprio vero) ho ancora delle remore e dei dubbi a chiamare così i miei oggetti. A volte ci scherzo su e allora il corsivo...