Qualche post fa parlavo delle "linee", e della mia (in questo momento) faticosa ricerca di equilibrio, di rigore, e di riconoscibilità.
L'altra sera ho avuto occasione di mettere in fila le ultime cose che ho realizzato, insieme alle altre. Istintivamente, forse perché è ormai tanto tempo che ci ragiono, e forse anche aiutata da una presenza accanto a me che riesce a rendere chiaro quello che per me non sempre lo è, ho escluso alcune cose. Perché forse non parlano di me come dovrebbero, perché sono state dei vicoli ciechi, perché non mi hanno portata da nessuna parte. Ho messo su un tavolo solo alcune cose, e le ho guardate. Ho tolto anziché aggiungere. E' il mio esercizio preferito, lo sapete ormai. Magari lo avevo un po' dimenticato.
Forse per un po' di tempo ho divagato. Ho cercato di esplorare altri luoghi, vedere se potevo trarne qualcosa di buono. Altri materiali, altre forme, tentativi. Non so se nel farlo ho disperso energie, penso che in fondo tutto serva, se non altro per capire meglio noi stessi. E poi ho cominciato a chiedermi se quello che stavo facendo ero io, cosa parlasse davvero di me e del mio gusto, della mia visione, della mia personalità, e cosa invece rappresentasse solo un tentativo di compiacere i gusti altrui, l'influenza di altre personalità, o la semplice voglia di andare alla cieca per non dovermi impegnare troppo e non dover mettere sempre tutto in quello che faccio.
Così da quel tavolo sono sparite alcune cose. Semplicemente lasciate nelle loro buste di plastica. Una dietro l'altra invece si sono messe in fila le idee e i materiali, le tecniche e le forme che trovo coerenti (tra loro e con me). Alla fine ho guardato tutto, e mi sono detta che quello che vedevo aveva senso. Parlava di me e di come sono cambiata, e di come sto ancora cambiando. Della fatica che ho fatto e che faccio ultimamente a tirare fuori qualcosa di buono. Delle persone che mi hanno insegnato cose di me che non sapevo. Del loro talento, col quale mi confronto ogni giorno.
Ecco, mi sono detta che bisogna avere un po' di coraggio. Per cambiare quello che non ci piace, per scegliere quello che ci fa stare bene, quello che ci rappresenta, per ammettere di aver sbagliato, per fare un passo avanti verso quello che ci aspetta, verso quello che possiamo essere. E imparare a lasciare andare il resto.
11 commenti:
mi sono rispecchiata molto in quello che hai scritto Alessia, ho letto le tue parole come fossero mie!
Sei sempre fonte di ispirazione!
Per come lavori e per come porti avanti i tuoi pensieri in maniera così limpida.
Chiara:)
parole sante!
trovo molto difficile lasciare andare io che sono una che tiene tutto, ma il tuo discorso è coerente e mi ha aiutato a riflettere. grazie!!
Grazie a voi per i commenti, e per leggermi sempre con attenzione e affetto anche quando, come in questo periodo difficile, scrivo cose un po' impegnative e trovare un tono leggero non è semplice. :)
Chiara come penso avrai capito è molto difficile anche per me lasciare andare. Sembra che tutto mi rimanga addosso, mi si attacchi e mi pesi. Raggiungere la consapevolezza che devi lasciare andare è veramente dura, poi farlo davvero è ancora più dura. Grazie mille per il tuo commento :)
grazie a te per aver condiviso questo pensiero.
Mamma che belli questi Ale stupendiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
baci!!
Mi piacciono molto i tuoi lavori e mi piacerebbe farti vedere i miei!!!! Come possiamo fare??? La mia mail e' virginiacassano@libero.it. Mi auguro di sentirti.
Piera grazie!! :)
Virginia la mia mail la trovi facilmente sotto l'header :)
Hi, I would like to know how you cause the copper ear wire to become hard? Apart from pounding it with a raw hide mallet or hammer, what do you do?
Hi Dacia, usually I hammer the earwires with a plastic hammer, and then lightly with my chasing hammer. And that's all. I know that people who own a tumbler put earwires and other components in the tumbler to work harden them.
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