In queste settimane ci sono state molte discussioni in rete, rimbalzate dai blog ai social network, sul valore del "fatto a mano", sull'importanza del giusto prezzo, sulla creatività e, di contro, su ciò che viene spacciato per creatività. Molte persone si sono indignate perchè qualcuno ha osato indicare, nominare, in qualche modo catalogare. Io sono sempre d'accordo a dire in modo il più chiaro possibile la propria opinione, e nel criticare, anche severamente, ma correttamente ed educatamente.
In questo post però, più che di questi aspetti sui quali penso già conoscerete la mia opinione perchè ne scrivo da sempre, vorrei parlare dell'importanza di comunicare all'esterno il valore del lavoro che c'è dietro ad un pezzo artigianale.
Premetto alcuni concetti che ritengo fondamentali:
- Dire artigianale non è di per se' qualificante: possono esserci oggetti completamente fatti a mano brutti, poco funzionali, di cattiva qualità e di nessun valore.
- Dire fatto a mano non è di per se' qualificante per gli stessi identici motivi.
- Handmade non è da solo sinonimo di bello, né di qualità, né di pregevolezza.
- Creativo è un aggettivo, che deve stare accanto ad un sostantivo, perchè la vera fatica è imparare un lavoro, impadronirsi di una tecnica, esplorarla e farla propria e, all'interno di un sistema di regole e valori, trovare la propria strada, il proprio modo di esprimersi, con umiltà e consapevolezza dei propri limiti, ma sempre nel tentativo di superarli.
Wip: lastrine immerse nell'acido per l'incisione.
Detto questo, per me rimane fondamentale comunicare al meglio delle mie possibilità quello che faccio. Come lo faccio. I materiali e le tecniche che utilizzo. In un mondo che ha in larga parte dimenticato come si usino le mani, che quasi disprezza i lavori "sporchi", che accomuna la parola artigianale al concetto di bassa qualità, probabilmente diventa quasi una missione portare alla luce la bellezza, il valore, l'importanza del lavorare a mano. Del partire dalla materia prima, e con una serie di passaggi più o meno complessi, arrivare ad un oggetto finito, funzionale e magari anche esteticamente piacevole.
Ecco perchè spesso pubblico foto dei lavori in progress, perchè è interessante vedere quanti passaggi possano volerci per arrivare ad un oggetto finito, e quanto sarà diverso dal lavoro appena abbozzato.
Questi gusci ad esempio, vengono forgiati a partire da un tondino di lamina di rame, tirati su pazientemente attraverso varie ricotture e successivi passaggi di forgiatura, in tutto circa un'ora e mezza di lavoro per un paio, cui segue la rifinitura della forma e dei bordi, e ancora la patina che richiede alcune ore, e attenzione costante. E poi ancora la patina deve essere protetta e asciugarsi, e poi finalmente posso montarli.
Non rinuncerò mai alla possibilità di far capire cosa faccio, attraverso le parole, le foto, le descrizioni e soprattutto cercando di portare in giro il mio lavoro, che non vuol dire solo esporre i miei lavori finiti, ma fare vedere come li realizzo, lavorando sul posto ai mercatini, tenendo corsi e dimostrazioni, rispondendo alle domande e cercando di trasmettere la mia passione e la mia voglia di imparare a chi, per caso o per fortuna, incrocia la mia strada. Mostrare il processo di realizzazione di un oggetto non è giustificarne il prezzo, o anche la mera esistenza, perchè molte altre cose concorrono alla determinazione del prezzo, come la qualità del lavoro finito e il suo valore estetico. Per me invece è il modo per avvicinare chi non ha idea a un mondo affascinante e ricco di possibilità. Perciò non rimango chiusa nel mio angolino, dietro al mio schermo. Non partecipo agli eventi
cool per gente
cool, e non ho paura di capitare ad un mercatino accanto a chi assembla, o vende roba di plastica, o biscottini di fimo. Se la gente non ci vedrà al lavoro non saprà mai che esistiamo, e il cambiamento che auspichiamo non avverrà mai.