Di sicuro non è una forma originale, ma io non l'avevo mai provata. Volevo mettere dentro a questi orecchini ancora ottone, ancora patina, ancora colore. Il turchese, che si sposa così bene con il dorato del metallo e crea un'armonia tipicamente estiva.
Panareddi*. Ottone, turchese heishi, patina.
La patina è sempre un'avventura, a volte mi prende anche male perchè mi piacerebbe essere un po' più sicura del risultato finale, ma in realtà è un'intima soddisfazione aprire il contenitore e dare un'occhiata a cosa è successo mentre io non potevo vedere. Mi dico che se volessi un risultato uniforme dovrei usare altri metodi, che pure esistono e non sono nemmeno tanto complicati da realizzare. Invece è molto bello così, che sia comunque una scoperta e una sorpresa, e che l'imprevedibilità delle reazioni chimiche che avvengono sulla superficie del metallo ti dia anche la possibilità di cambiare direzione in corso d'opera.
Qui ad esempio ho fatto un gran lavoro di ripulitura dopo aver patinato, ho lasciato soltanto alcuni punti dove la patina era più interessante e per il resto ho satinato la superficie. E l'effetto finale, non cercato all'inizio, è quello di un oggetto un po' vissuto, dove sembra che il colore si stia sviluppando in modo naturale. L'aspetto "organico" delle reazioni del metallo ad ogni tipo di lavorazione mi affascina sempre di più. Come mi affascina il controllo "alla rovescia", il potere sull'imprevedibile. Data una reazione e un risultato che non è in mio potere predire, io faccio del mio meglio per dominarlo alla fine e rendere l'oggetto mio comunque, nonostante tutto.
*Panareddi: canestrelli, cestini; dal latino
panarium.
Oltre a designare l'oggetto in sé, questo è il nome di una tipica ricetta siciliana pasquale, che si trova anche in altre regioni del sud.